Una ricerca condotta da Vestiaire Collective mette in evidenza un importante cambiamento nel modo in cui i consumatori valutano gli articoli di moda, spostando l’attenzione dal prezzo di acquisto iniziale al concetto di “costo per utilizzo”. Questo costo considera la frequenza di utilizzo di un capo, la sua durata e il suo valore di rivendita, offrendo così una prospettiva più completa sul vero valore degli indumenti.
Nello studio, confrontando i capi di moda pre-loved con quelli di fast fashion, emergono chiaramente i vantaggi economici e sostenibili degli articoli di seconda mano. Ad esempio, i cappotti e gli abiti pre-loved vengono indossati molto più spesso rispetto a quelli fast fashion nuovi, riducendo notevolmente il costo per utilizzo. Inoltre, le borse firmate di seconda mano hanno un costo per utilizzo significativamente inferiore rispetto a quelle dei capi di fast fashion, grazie al loro valore di rivendita più elevato.
Questi risultati evidenziano che investire in moda pre-loved non solo consente ai consumatori di risparmiare nel lungo termine, ma promuove anche uno stile di consumo più sostenibile. La ricerca incoraggia quindi i consumatori a considerare non solo il prezzo di acquisto iniziale, ma anche il valore a lungo termine degli articoli che acquistano, favorendo così un approccio più consapevole e responsabile verso la moda.
“Nell’attuale clima di inflazione, è evidente che né le persone né il pianeta possono permettersi il fast fashion. Vogliamo educare i consumatori ai vantaggi della circolarità e al contempo lanciare un allarme sull’impatto devastante del fast fashion. Questo rapporto è un campanello d’allarme per combattere spese e consumi eccessivi, spesso alimentati da prezzi iniziali bassi e allettanti” commenta Fanny Moizant, Presidentessa e cofondatrice di Vestiaire Collective.