La legge italiana sull’intelligenza artificiale è stata approvata in via definitiva dal Senato e segna un passo decisivo nella regolamentazione di questa tecnologia.
Non si tratta solo di un adeguamento all’AI Act europeo, ma di una normativa autonoma che punta a ridefinire il quadro giuridico nazionale in materia di governance, responsabilità, investimenti e rapporti di lavoro.
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Principi generali della legge
La nuova normativa stabilisce i principi fondamentali per lo sviluppo, l’adozione e l’applicazione dei sistemi di intelligenza artificiale. Il testo ribadisce un approccio antropocentrico, volto a favorire un uso trasparente e responsabile dell’AI, capace di coniugare opportunità di crescita economica e tutela dei diritti fondamentali.
Le modifiche introdotte dalla Camera
Nel percorso parlamentare il disegno di legge ha subito alcune revisioni significative. Tra i punti più rilevanti emerge la tutela del dibattito democratico dall’influenza di sistemi automatizzati, la protezione dei minori attraverso il consenso genitoriale nell’uso dei dati personali, e l’attenzione rivolta alle piccole e medie imprese italiane.
La legge affronta anche il tema dell’applicazione della robotica e riformula norme su dati, algoritmi e metodi matematici impiegati per l’addestramento dei modelli di intelligenza artificiale.
Governance e ruolo delle autorità
Il provvedimento rafforza il coordinamento tra le autorità pubbliche coinvolte, come l’Agenzia per l’Italia digitale, l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, il Garante della privacy e l’Autorità per le comunicazioni. Inoltre, introduce un comitato di indirizzo che avrà il compito di promuovere ricerca, sperimentazione e applicazioni pratiche dell’AI in vari settori, compreso quello diplomatico e dei servizi per cittadini e imprese.
Impatti su aziende e mondo del lavoro
La legge dedica particolare attenzione al rapporto tra intelligenza artificiale e lavoro, istituendo un osservatorio per monitorare l’adozione dei sistemi nei diversi ambiti occupazionali. L’obiettivo è accompagnare la trasformazione tecnologica senza compromettere diritti e tutele dei lavoratori, garantendo un equilibrio tra innovazione, produttività e salvaguardia sociale.