GreenItaly 2025: la transizione verde come leva di crescita per l’Italia

Il Rapporto GreenItaly 2025 mostra che puntare su innovazione, riciclo ed energie rinnovabili rafforza le imprese italiane e crea valore economico duraturo.

Il nuovo Rapporto GreenItaly 2025 sottolinea come la green economy non sia soltanto una scelta etica, ma una strategia in grado di generare sviluppo, occupazione e competitività.

A distanza di sedici anni dalla sua prima pubblicazione, lo studio – curato da Fondazione Symbola, Unioncamere e Centro Studi Tagliacarne con il supporto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica – evidenzia numeri e casi reali che confermano il ruolo centrale della sostenibilità nel futuro delle imprese italiane.

Un ritratto dell’Italia che innova attraverso il verde

Il Rapporto analizza oltre duecento esempi di transizione ecologica e fotografa una situazione in cui l’Italia si distingue per capacità di adattamento e innovazione. I dati mostrano come gestione delle risorse, efficienza energetica e utilizzo della materia seconda siano diventati elementi strategici in numerosi settori, dall’agroalimentare alla moda, dalla meccanica all’edilizia. Mentre molti Paesi ancora cercano un equilibrio tra sviluppo e decarbonizzazione, l’Italia inizia a emergere come punto di riferimento internazionale.

La sostenibilità come motore economico

Secondo Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola, la spinta verso la sostenibilità non deriva solamente da convinzioni ambientaliste, ma da una logica economica concreta. Investire in soluzioni rinnovabili, nell’innovazione tecnologica e nella qualità dei processi produttivi permette alle imprese di essere più resilienti e competitive. La green economy, quindi, non rallenta l’attività industriale ma la rafforza, offrendo un vantaggio nei mercati in evoluzione.

Competere senza inseguire: l’Italia e il caso Cina

La Cina domina il mercato globale delle risorse critiche e delle tecnologie per le rinnovabili. Tuttavia, il Rapporto evidenzia come l’Italia possa distinguersi non sulla produzione massiva, ma sulla capacità di recupero e riuso dei materiali. Nel 2023, il nostro Paese ha riciclato il 92,6% dei rifiuti totali, superando nettamente Francia, Germania, Spagna e la media europea. In un contesto globale segnato dalla scarsità di materie prime, questa abilità rappresenta un vantaggio competitivo decisivo.

Protagonisti in Europa nel pieno della transizione

Nei giorni della COP 30, GreenItaly 2025 mette in luce come l’Italia stia accelerando su innovazione, sostenibilità e competitività industriale. Sebbene il dibattito europeo sulla transizione verde rimanga acceso, emerge la necessità di mantenerla al centro delle politiche, considerandola un’opportunità e non un mero costo. La strada è complessa, ma la direzione intrapresa dalle imprese italiane indica che il percorso è già iniziato.

La sostenibilità entra nelle strategie aziendali

«La sostenibilità non è più un costo di conformità ma un elemento competitivo», ha affermato Alessandro Rinaldi del Centro Studi Guglielmo Tagliacarne. Le aziende che hanno investito nel green registrano migliori performance produttive, maggiori esportazioni e un incremento dell’occupazione. Inoltre, l’utilizzo di energie rinnovabili permette di ridurre la bolletta energetica e, in alcuni casi, di raggiungere una parziale autonomia.

La transizione green come parametro di forza industriale

Per Andrea Prete, presidente di Unioncamere, la transizione ecologica rappresenta il nuovo spazio in cui si misurano la capacità industriale e la produttività dei Paesi. Le imprese che adottano tecnologie net-zero, sistemi avanzati di efficienza energetica o materiali circolari ottengono risultati migliori e contribuiscono in modo concreto alla riduzione delle emissioni. Negli ultimi sei anni più di 578.000 aziende hanno investito nella green economy, nonostante le preoccupazioni legate ai costi energetici.

Crescono i green jobs, ma mancano le competenze

Nel 2024, il 13,8% dei contratti di lavoro riguardava figure legate alla sostenibilità, per un totale di 3,3 milioni di occupati. Il fenomeno è diffuso in tutto il territorio nazionale, con maggiore intensità nel Nord. Tuttavia, emergono difficoltà nel reperire personale qualificato: le competenze green sono ormai richieste nella maggior parte delle posizioni, ma non sempre i profili disponibili sono aggiornati rispetto alle nuove esigenze.

Italia leader nel riciclo e nella gestione dei materiali

L’Italia ha già raggiunto, con dieci anni di anticipo, gli obiettivi europei di riciclo previsti per il 2030. Nel 2024 la quota effettiva di recupero degli imballaggi ha raggiunto il 76,7%, con picchi superiori al 90% per carta e acciaio. Il settore del recupero dei pneumatici fuori uso ha evitato oltre 90.000 tonnellate di CO2 equivalenti, generando anche un risparmio significativo di risorse fossili. Numeri che confermano la nostra leadership europea anche in un ambito strategico per la decarbonizzazione.

Verso un futuro che richiede decisioni coraggiose

Nonostante molti progressi, solo il 35% degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 registra un’evoluzione positiva, mentre quasi il 20% mostra un arretramento. Secondo il World Economic Forum, il costo dell’inazione climatica sarà più alto degli investimenti necessari per prevenire i danni. Il Rapporto invita dunque a considerare la transizione verde come fattore di crescita e competitività nazionale. Come ricorda Realacci, citando il Presidente Mattarella, è indispensabile «fare della decarbonizzazione un elemento strategico per lo sviluppo del Paese».

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